[11/01, 10:09] Sergio D’Ascenzo: Geremia 12:1-6

“Se non ti senti al sicuro che in terra di pace, come farai quando il Giordano sarà in piena?”

“[1] Tu sei giusto, Signore, quando io discuto con te; tuttavia io proporrò le mie ragioni: perché prospera la via degli empi? Perché sono tutti a loro agio quelli che agiscono perfidamente? [2] Tu li hai piantati ed essi hanno messo radice, crescono e, inoltre, portano frutto; tu sei vicino alla loro bocca, ma lontano dal loro intimo. [3] Signore, tu mi conosci, tu mi vedi, tu provi quale sia il mio cuore verso di te. Trascinali al macello come pecore, preparali per il giorno del massacro! [4] Fino a quando sarà afflitto il paese e si seccherà l’erba di tutta la campagna? Per la malvagità degli abitanti, le bestie e gli uccelli sono sterminati. Poiché quelli dicono: «Egli non vedrà la nostra fine». [5] «Se correndo con dei pedoni, questi ti stancano, come potrai gareggiare con i cavalli? Se non ti senti al sicuro che in terra di pace, come farai quando il Giordano sarà in piena? [6] Perché persino i tuoi fratelli e la casa di tuo padre ti tradiscono; anch’essi ti gridano dietro a piena voce; non li credere quando ti diranno delle buone parole.”.

In questa parte del libro, Geremia inscena un dialogo con Dio che poi riporta al popolo, ancora per esortarlo a ravvedersi …
Come timorato di Dio, profeta e parte del popolo di Giuda, Geremia si lamenta davanti a Dio un po’ come Asaf nel Salmo 73, perché vede prosperare gli empi, coloro che ignorano Dio e vogliono vivere a prescindere da Lui e dalla Sua Legge!

Certo, intellettualmente so molto bene che: “Tu sei giusto, Signore, quando io discuto con te; tuttavia io proporrò le mie ragioni …”! (1)

So come Dio descrive Se stesso, le Sue caratteristiche, i Suoi attributi … ma io voglio dire la mia, voglio proporre le mie ragioni, voglio lamentare ciò che non mi sembra affatto giusto …

Quante volte, ho pensato, facciamo altrettanto … Vogliamo dire la nostra, contestare la realtà, gridare all’ingiustizia, chiedere che si riconoscano i nostri sforzi, chiediamo vendetta contro i nemici, ma allo stesso tempo pretendiamo tolleranza verso i nostri errori!

Geremia insiste col Signore: “Tu li hai piantati ed essi hanno messo radice, crescono e, inoltre, portano frutto; tu sei vicino alla loro bocca, ma lontano dal loro intimo.” (2)

Signore, sei Tu che lo permetti …

Poi, ancora, presenta il meglio di sé, accantonando il senso della propria miseria e chiede giustizia, quella che lui applicherebbe contro quei miserabili peccatori … “Signore, tu mi conosci, tu mi vedi, tu provi quale sia il mio cuore verso di te. Trascinali al macello come pecore, preparali per il giorno del massacro!”.

A questo punto lamenta gli effetti ingiusti dell’empietà dei peccatori su tutto, anche sul creato! Ciononostante restano arroganti nel loro atteggiamento … (4)

A questo punto, sembra nel testo che Dio ironizzi, che prenda un po’ in giro Geremia: Ma non ce la fai a reggere cose così piccole, come te la caverai con quelle più gravi? «Se correndo con dei pedoni, questi ti stancano, come potrai gareggiare con i cavalli? Se non ti senti al sicuro che in terra di pace, come farai quando il Giordano sarà in piena?»!

Cosa farai quando perfino quelli della tua famiglia ti tradiranno, quando se la prenderanno ingiustamente con te? Cosa farai quando cercheranno di ingannarti, ti diranno falsamente belle parole? (6)

Così imparo fra le righe che, come successe ad Asaf nel Salmo 73, davanti alle vicende della vita, osservando gente che vive senza Dio, anzi pecca e Lo disonora … eppure prospera, le cose vanno bene per loro … dobbiamo alzare gli occhi verso il Signore, guardare la realtà alla luce dell’eternità, vedere la brutta fine che gli empi faranno e sottometterci alla sovranità di Dio che sceglie e determina i tempi e i modi, anche del Suo giudizio!

Imparo a non vantarmi davanti a Dio, a non sentirmi migliore …

Imparo a prepararmi nelle piccole cose, o in tempi di pace, per affrontare poi col Signore battaglie più grandi …

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Chiesa Evangelica Isola

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