Geremia 3:23-25
“Vedere il male che ci procuriamo allontanandoci da Dio, deve portarci al ravvedimento …”.
“[23] Certo, è vano il soccorso che si aspetta dalle alture, dalle feste strepitose sui monti; certo, nel Signore, nel nostro Dio, sta la salvezza d’Israele. [24] La vergogna ha divorato il prodotto della fatica dei nostri padri, sin dalla nostra giovinezza: le loro pecore e i loro buoi, i loro figli e le loro figlie. [25] Noi abbiamo la nostra vergogna come giaciglio e la nostra infamia come coperta, poiché abbiamo peccato contro il Signore, il nostro Dio: noi e i nostri padri, dalla nostra infanzia sino a questo giorno; non abbiamo dato ascolto alla voce del Signore, il nostro Dio».”.
Con queste parole, nella forma ‘poetica’ di questa parte del libro, nella quale Dio parla attraverso il profeta Geremia inscenando una sorta di botta e risposta tra il rimprovero del Signore e le possibili o auspicabili risposte del popolo, continua la descrizione del pentimento d’Israele …
Le “alture” o gli “alti luoghi”, fanno riferimento di solito alla zona collinare che circondava all’orizzonte Gerusalemme e dove era concentrata la presenza idolatrica di templi del culto pagano, dei samaritani, ma non solo … alti luoghi lontani dalla città santa dove c’era il tempio e la presenza del solo vero Dio!
È infatti: “vano il soccorso che si aspetta dalle alture, dalle feste strepitose sui monti; certo, nel Signore, nel nostro Dio, sta la salvezza d’Israele.”!
La Salvezza è nel Signore, non nei vari falsi dèi …
Nell’esperienza del popolo, gli effetti dell’allontanamento da Dio erano evidenti in ogni ambito: quello che avevano ricevuto in eredità dai padri e per la quale avevano lavorato sodo, ma anche come eredi avevano visto consumarsi, perdersi sotto i loro occhi, quindi sia nei loro possedimenti che nei loro stessi figli … (24)
A tutto questa presa di coscienza, si aggiunge il rimorso, la vergogna … perché avevano peccato ed erano cresciuti in questo atteggiamento di infedeltà contro Dio: “noi e i nostri padri, dalla nostra infanzia sino a questo giorno; non abbiamo dato ascolto alla voce del Signore, il nostro Dio”!
Ecco da cosa Dio li richiamava a tornare a Lui, ad abbandonare il loro peccato, il loro tradimento spirituale, dell’essersi rivolti ad altri déi e dalla miseria nella quale stavamo vivendo!
Dio è Dio, non un uomo … Egli ama di un Amore inspiegabile, ci ama anche quando ci dimostriamo in tutta la nostra miseria e infedeltà … Ma come un buon genitore, il Singore ci punisce se persistiamo nella nostra condotta sbagliata per correggerci, non per il gusto di farci soffrire … La punizione amorevole e lungimirante di Dio verso i Suoi figli non è uno sfogo, ma mira al nostro recupero e a ristabilire la migliore relazione con Lui!
Perciò l’invito al ravvedimento è un atto di misericordia e di Amore che siamo chiamati a cogliere, per non farci male da soli nella nostra ostinazione nel peccato …