“Da quel giorno, il nome della città sarà: “Il Signore è là” …!

Il brano finale, va dal 17 al 35, ma riporto qui solo dal 29, per riflettere e sottolineare la conclusione del libro …

“[29] Questo è il paese che vi spartirete a sorte, come eredità delle tribù d’Israele, e queste ne sono le parti», dice il Signore, Dio. [30] «Queste sono le uscite della città. Dal lato settentrionale, quattromilacinquecento cubiti misurati; [31] le porte della città porteranno i nomi delle tribù d’Israele e ci saranno tre porte a settentrione: la Porta di Ruben, l’una; la Porta di Giuda, l’altra; la Porta di Levi, l’altra. [32] Dal lato orientale, quattromilacinquecento cubiti e tre porte: la Porta di Giuseppe, l’una; la Porta di Beniamino, l’altra; la Porta di Dan, l’altra. [33] Dal lato meridionale, quattromilacinquecento cubiti e tre porte: la Porta di Simeone, l’una; la Porta di Issacar, l’altra; la Porta di Zabulon, l’altra. [34] Dal lato occidentale, quattromilacinquecento cubiti e tre porte: la Porta di Gad, l’una; la Porta di Ascer, l’altra; la Porta di Neftali, l’altra. [35] Il perimetro sarà di diciottomila cubiti. Da quel giorno, il nome della città sarà: “Il Signore è là”».

Il libro, quindi le profezie rivelate dal Signore al sacerdote / profeta Ezechiele – deportato anche lui come prigioniero a Babilonia – perché le annunciasse al residuo del popolo d’Israele esule, finisce in modo molto bello!

Però mi rendo conto che, a causa della distanza storica che c’è da quel tempo ad oggi, facciamo fatica a coglierne l’effetto che ebbe sui primi destinatari …

Provo a colmare questa distanza calandomi nella loro situazione, quella che abbiamo potuto cogliere attraversando il libro e attingendo dal loro storia e cultura …

Ogni israelita cresceva ascoltando le storie del popolo, in particolare a partire dalla liberazione dalla schiavitù in Egitto durata oltre 4 secoli, poi il tempo della guida di Mosè, il passaggio all’asciutto nel Mar Rosso, i miracoli dei 40 anni nel deserto, il dono della legge da Dio al popolo attraverso Mosè e che li avrebbe distinti da tutti gli altri popoli …
Poi ci fu il periodo della conquista della Terra promessa, iniziato da Mosè – che poi morì – e completato da Giosuè …
Seguì il periodo dei Giudici, persone chiamate da Dio a guidare il popolo in un periodo piuttosto buio e quindi arrivò il tempo della monarchia, chiesto dal popolo per somigliare agli altri popoli e concesso da Dio …
Con Saul, Davide e Salomone ci furono circa 120 anni di monarchia unità, a cui seguirono circa 350 anni di monarchia divisa, con 10 tribù nel regno del Nord, Israele, e due nel sud, che diventarono il regno di Giuda.
Il Regno di Israele fu conquistato dagli Assiri e la sua popolazione deportata (cattività assira) e poi il Regno di Giuda fu conquistato dai Babilonesi che distrusse e deportò il resto del popolo (cattività babilonese).

È in questa fase che si svolge la parte più rilevante del lavoro dei profeti, di uomini chiamati da Dio a ricevere la Sua parola e annunciarla ai loro contemporanei …

Attraverso il libro di Ezechiele Dio ha chiarito ogni aspetto della condizione del popolo, il perché di ciò che stava accadendo loro e di ciò che Dio stava annunciando per il futuro …

L’idolatria del popolo, il continuo tradimento del patto con Dio e la Sua legge … quindi le colpe dei vari re susseguitisi, quelle del popolo stesso, le colpe dei falsi profeti, le responsabilità e gravi colpe delle guide del popolo, i pastori del gregge, ma anche le accuse di Dio contro il gregge e infine contro i nemici di Israele, che pure Dio aveva usato per giudicare il Suo popolo, ma non per questo sarebbero scampati al giusto giudizio di Dio per la loro incredulità ed il loro peccato …

Da Geremia prima e Ezechiele poi vediamo lo sviluppo delle profezie annunciare e che giungono fino al tempo del dominio persiano, sotto il quale il residuo del popolo avrebbe fatto ritorno in patria …

Abbiamo visto spesso come, nel linguaggio profetico e storico, ci sono state allusioni che evidentemente vanno ben oltre la storia dell’antico Israele … profezie, ma anche un linguaggio di genere apocalittico, che fanno pensare e accennano al futuro Messia, oltre che alla fine dei tempi, al compimento di tutte le cose …

Quindi, come finisce il libro di Ezechiele?
Le espressioni dell’ultimo capitolo ricordano molto la ripartizione della terra promessa descritta nel libro dei Numeri di Mosè … e anche il riepilogo e la ripetizione della Legge nel Deuteronomio …

Dio promette la restaurazione del popolo, la ricostruzione del tempio, la ripartizione del territorio fra le tribù, il ritorno al culto al solo vero Dio … la nuova Gerusalemme, che avrebbe visto riunito tutto il popolo, non più diviso in due regni, avrebbe avuto 12 porte, ognuna col nome delle singole tribù d’Israele, come segno di unità e riunificazione nazionale nella capitale, simbolo e sede del tempio di Dio …
Ma, come accennavo, è evidente che in quelle parole c’è di più …
Infatti la successiva storia del popolo, fino al lungo silenzio del cielo di 400 anni (fra la fine dell’Antico Testamento e l’inizio del Nuovo), interrotto dalla venuta del Messia e quindi la distruzione definitiva del tempio nel 70 d.C., ci dimostra che Ezechiele ci sta rimandando oltre, continuando a spiegare al popolo di Dio di ogni tempo che la vita va vissuta consacrati al solo vero Dio, in attesa del complimento delle Sue promesse finali, vivendo cioè in una prospettiva eterna, non terrena e fine a se stessa …

È infatti la Gerusalemme celeste, quella spirituale, quella della gloriosa presenza di Dio, quella che raccoglierà il Suo popolo da ogni angolo del mondo, da ogni nazione e lingua – come promesso ad Abraamo – perché quella ‘città’ (non certo la Gerusalemme terrena e corrotta, incrocio di religioni e senza Dio), sarà quella che tutti riconosceranno come il luogo santissimo ed eterno perché: “Il Signore è là”! (35)

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Chiesa Evangelica Isola

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