[03/05, 09:03] Sergio D’Ascenzo: Geremia 48:1-10
“Maledetto colui che fa l’opera del Signore fiaccamente …”
“[1] Riguardo a Moab. Così parla il Signore degli eserciti, Dio d’Israele: «Guai a Nebo, poiché è devastata; Chiriataim è coperta di vergogna e conquistata; Misgab è coperta di vergogna e sbigottita. [2] Il vanto di Moab non è più; in Chesbon tramano del male contro di lui: “Venite, distruggiamolo e non sia più nazione”. Tu pure, o Madmen, sarai ridotta al silenzio; la spada t’inseguirà. [3] Delle grida vengono da Coronaim: “Devastazione e gran rovina!” [4] Moab è infranto, i suoi piccini fanno udire le loro grida. [5] Infatti su per la salita di Luit si piange, si sale piangendo, perché giù per la discesa di Coronaim si ode il grido angoscioso della gente in fuga. [6] Fuggite, salvate le vostre persone, siate come la città di Aroer nel deserto! [7] Infatti, siccome ti sei confidato nelle tue opere e nei tuoi tesori, anche tu sarai preso; Chemos sarà deportato con i suoi sacerdoti e con i suoi capi. [8] Il devastatore verrà contro tutte le città, nessuna città scamperà; la valle perirà e la pianura sarà distrutta, come il Signore ha detto. [9] Date delle ali a Moab, poiché bisogna che voli via; le sue città diventeranno una desolazione, nessuno le abiterà. [10] Maledetto colui che fa l’opera del Signore fiaccamente, maledetto colui che trattiene la spada dallo spargere il sangue!
Questa volta, nell’elenco – nella profezia presentata da Geremia – delle nazioni sottoposte al giudizio di Dio attraverso l’invasione caldea, è il turno di Moab (nazione pagana discendente da un figlio di Lot, nipote di Abraamo).
In questo capitolo in effetti non viene citato Nabucodonosor, né i caldei, ma ai vv. 7-8 (considerato anche il contesto del libro), è evidente che in questa fase il braccio operativo di Dio nel giudizio era rappresentato – anche in questo caso – dall’invasore caldeo …
Vengono citati vari luoghi di cui evidentemente Moab andava fiera, per descriverne la devastazione … ma la ragione che sembra davvero rilevante nel giudizio di Dio contro quella nazione è descritto al v. 7 “Infatti, siccome ti sei confidato nelle tue opere e nei tuoi tesori, anche tu sarai preso …”!
Anche Moab, come tutto il genere umano, ha peccato di presunzione, aveva l’arroganza di poter ignorare il Creatore ed escludere la gratitudine per quella vita che ogni giorno Egli ci concede … oltre che praticare la follia di adorare falsi dèi e sfidare così il solo vero Dio!
Il principale dei loro dèi era Kemosh. In suo onore si facevano stragi sacre (ḥerem) di nemici catturati (con la ferocia che ci ricorda oggi l’agire dell’Isis) e, in momenti critici, si arrivava perfino a sacrificare i primogeniti di famiglie moabite!
Così il giudizio di Dio cade anche su Moab e questo brano termina con un verso abbastanza abusato fuori dal contesto, cioè per stimolare lo zelo cristiano nel servire Dio …
“Maledetto colui che fa l’opera del Signore fiaccamente …”
Anche se il contesto era riferito alla distruzione di Moab, il richiamo del profeta era comunque a compiere con zelo la volontà del Signore, che in questo caso significava applicare il Suo giudizio contro Moab da parte dei caldei …
Resta il fatto che davvero l’opera del Signore, la Sua volontà, ciò che Egli ordina, va fatto in un solo modo: con tutto noi stessi, con zelo, col massimo impegno … perché è maledetto dal Signore chi lo fa controvoglia, fiaccamente, in modo distratto, non dandogli davvero priorità …
Dio non è certo disposto, come Creatore e rinnovatore quotidiano della nostra vita, ad essere messo al secondo posto o addirittura ignorato …