[26/03, 10:10] Sergio D’Ascenzo: Geremia 32:6-15

“Siete sotto il mio giusto giudizio … Ma si compreranno ancora case, campi e vigne in questo paese …”

“[6] Geremia disse: «La parola del Signore mi è stata rivolta in questi termini: [7] “Ecco, Canameel, figlio di Sallum, tuo zio, viene da te per dirti: ‘Còmprati il mio campo che è ad Anatot, poiché tu hai il diritto di riscatto per comprarlo’”». [8] E Canameel, figlio di mio zio, venne da me, secondo la parola del Signore, nel cortile della prigione, e mi disse: «Ti prego, compra il mio campo che è ad Anatot, nel territorio di Beniamino; poiché tu hai il diritto di successione e il diritto di riscatto, còmpratelo!» Allora riconobbi che questa era parola del Signore. [9] Io comprai da Canameel, figlio di mio zio, il campo che era ad Anatot, e gli pesai il denaro: diciassette sicli d’argento. [10] Scrissi tutto questo in un documento, lo sigillai, chiamai i testimoni e pesai il denaro nella bilancia. [11] Poi presi l’atto d’acquisto, quello sigillato, contenente i termini e le condizioni, e quello aperto, [12] e consegnai l’atto di acquisto a Baruc, figlio di Neria, figlio di Maseia, in presenza di Canameel mio cugino, in presenza dei testimoni che avevano sottoscritto l’atto d’acquisto e in presenza di tutti i Giudei che sedevano nel cortile della prigione. [13] Poi, davanti a loro, diedi quest’ordine a Baruc: [14] «Così parla il Signore degli eserciti, Dio d’Israele: “Prendi questi atti, l’atto d’acquisto, sia quello sigillato sia quello aperto, e mettili in un vaso di terra, perché si conservino a lungo”. [15] Infatti così parla il Signore degli eserciti, Dio d’Israele: “Si compreranno ancora case, campi e vigne in questo paese”».

Ciò che si comprende dal brano di oggi è legato a uno dei vari momenti in cui, nella storia della rivelazione biblica, in particolare nel modo in cui Dio affidava le profezie ai Suoi portavoce, quindi ai profeti dell’antichità …
Spesso avveniva che il profeta fosse chiamato ad inscenare delle situazioni che, in se stesse, erano spesso parte della normalità della vita quotidiana, ma collocate in un momento preciso della storia della rivelazione servivano a mostrare in modo plastico, visibile, tangibile quello che Dio stava trasmettendo per essere annunciato, profetizzato …

Nella storia dei profeti leggiamo che a volte Dio ha chiesto loro addirittura di sposare una prostituta, o di fare dei sacrifici particolari, di depezzare un animale per rappresentare simbolicamente il modo in cui Dio avrebbe diviso il paese, o altre scene dimostrative del genere …

Nel caso di Geremia, in questa occasione, Dio gli manda suo cugino, quindi il figlio di suo zio, a proporre l’acquisto di un terreno.

Cosa c’è di strano? Ovviamente strano è il contesto ed il momento storico: infatti accadde mentre il profeta era rinchiuso nel cortile della prigione a Gerusalemme, dove pare avesse comunque una certa libertà di movimento, nel senso di poter gestire le sue cose, svolgere certe sue attività ordinarie e soprattutto di poter continuare a scrivere il suo libro, con l’aiuto di Baruc, suo segretario e collaboratore …

La proposta il suo cugino di acquistare un terreno ad Anatot, la sua cittadina di origine, ricordiamoci che avviene in un contesto di guerra, di invasione caldea, quindi una situazione disastrosa nella quale si stava attuando il giudizio di Dio! C’era la certezza della conquista e la distruzione di Gerusalemme stabiliti da Dio, l’inizio dell’esilio a Babilonia, dove sarebbero rimasti settant’anni …
Perciò sentirsi proporre l’acquisto di un terreno era davvero assurdo in tempo di guerra, una cosa proprio strana, inopportuna nel momento storico che stavano vivendo …

Invece, a un certo punto Geremia capisce che è Dio che gli sta parlando attraverso quella proposta e così accetta e decide di comprare il terreno per 17 sicli d’argento. Tutto avviene secondo le norme del tempo: l’acquisto, il patto con testimoni, la stesura dell’atto d’acquisto, la sua registrazione e conservazione …
Di tutto questo è incaricato, da un punto di vista burocratico, Baruc che oltre a essere il biografo, lo scriba, collaboratore e amico di Geremia, era anche la persona che evidentemente poteva uscire dalla prigione in cui invece Geremia doveva restare rinchiuso. Quindi provvede Baruc alla registrazione dell’atto e a regolarizzare l’acquisto.

Ma a cosa serviva tutto questo? Lo capiamo verso la fine del brano e poi viene ribadito anche alla fine del capitolo: Dio accenna al perché aveva chiesto a Geremia di fare questa cosa, cioè per profetizzare che Dio avrebbe effettivamente messo fine al tempo del giudizio, della cattività, con la restaurazione dopo i 70 anni … Dichiara cioè, con questo atto simbolico, che si sarebbe tornati ad amministrare la normalità, si sarebbe ripreso ad acquistare e vendere, a stipulare atti, a fare accordi, a vivere di nuovo nella normalità nel popolo di Dio, nella nazione che aveva donato loro!

Come accennavo, sarà di nuovo confermato alla fine del capitolo, ribadendo il senso di questo atto simbolico di Geremia … Tutto per mostrare che la Sua promessa era certa, che la loro vita in cattività sarebbe finita, che un giorno sarebbero tornati alla normalità …

Sarebbe finito il tempo della punizione per la loro ribellione e la vita nel peccato, nella malvagità, per tornare a vivere nel timore di Dio … sarebbero tornati a vivere nella loro terra …

Penso che fidarsi di Dio significhi avere da Lui la capacità di guardare lontano … Non implica necessariamente il poter capire sempre e chiaramente tutto quello che Egli ci chiede, quello che Egli fa … ma implica fidarsi di Lui senza riserve, perché le Sue promesse sono certe, la storia lo dimostra e quindi ciò che ci aspetta nel futuro certamente è per il nostro bene, oltre che dimostra la Sua gloria, anche attraverso l’evidenza dell’avverarsi delle Sue promesse!

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