“La gloria della nuova Gerusalemme … un linguaggio simbolico per annunciare quella celeste?”

Non inserisco i 3 capitoli per una ovvia ragione di spazio, ma sono la descrizione della visione di Ezechiele, simile nella forma a quella iniziale presso il fiume Chebar, ma nella quale ammira il nuovo tempio e la gloria del Signore che vi si manifesta …

“[1] L’anno venticinquesimo della nostra deportazione, al principio dell’anno, il decimo giorno del mese, quattordici anni dopo la presa della città, in quello stesso giorno, la mano del Signore fu sopra di me, ed egli mi trasportò nel paese d’Israele. [2] In una visione divina mi trasportò là e mi posò sopra un monte altissimo sul quale stava, dal lato di mezzogiorno, come la costruzione di una città. [3] Egli mi condusse là, ed ecco che c’era un uomo il cui aspetto era come l’aspetto del bronzo; aveva in mano una corda di lino e una canna per misurare; egli stava in piedi sulla porta. [4] Quell’uomo mi disse: «Figlio d’uomo, apri gli occhi e guarda, porgi l’orecchio e ascolta, sta’ attento a tutte le cose che io ti mostrerò; poiché tu sei stato condotto qua perché io te le mostri. Riferisci alla casa d’Israele tutto quello che vedrai».

E poi trascrivo la prima parte del cap. 43:1-11

[1] Poi mi condusse alla porta, alla porta che guardava a oriente. [2] Ecco, la gloria del Dio d’Israele veniva dal lato orientale. La sua voce era come il rumore di grandi acque e la terra risplendeva della sua gloria. [3] La visione che io ebbi era simile a quella che io ebbi quando venni per distruggere la città; queste visioni erano simili a quella che avevo avuta presso il fiume Chebar; e io caddi sulla mia faccia. [4] La gloria del Signore entrò nella casa per la via della porta che guardava a oriente. [5] Lo Spirito mi portò in alto e mi condusse nel cortile interno; ed ecco, la gloria del Signore riempiva la casa. [6] Io udii qualcuno che mi parlava dalla casa; un uomo era in piedi presso di me. [7] Egli mi disse: «Figlio d’uomo, questo è il luogo del mio trono, il luogo dove poserò la pianta dei miei piedi; io vi abiterò per sempre in mezzo ai figli d’Israele. La casa d’Israele e i suoi re non contamineranno più il mio santo nome con le loro prostituzioni e con i cadaveri dei loro re sui loro alti luoghi, [8] come facevano quando mettevano la loro soglia presso la mia soglia, i loro stipiti presso i miei stipiti, così che non c’era che una parete fra me e loro. Essi contaminavano così il mio santo nome con le abominazioni che commettevano; perciò io li consumai, nella mia ira. [9] Ora allontaneranno da me le loro prostituzioni e i cadaveri dei loro re, e io abiterò in mezzo a loro per sempre. [10] Tu, figlio d’uomo, mostra questa casa alla casa d’Israele e si vergognino delle loro iniquità. [11] Ne misurino il piano e, se si vergognano di tutto quello che hanno fatto, fa’ loro conoscere la forma di questa casa, la sua disposizione, le sue uscite e i suoi ingressi, tutti i suoi disegni e tutti i suoi regolamenti, tutti i suoi riti e tutte le sue leggi; mettili per iscritto sotto i loro occhi affinché osservino tutti i suoi riti e tutti i suoi regolamenti e li mettano in pratica.”.

Diversi capitoli dedicati alla descrizione del tempio e dei rituali, ma in una forma “purificata”, una condizione nuova nella quale non ci sarà più spazio per alcuna contaminazione …

È certamente difficile per noi immaginare il peso della parole di questa lunga descrizione del nuovo tempio santo rivolta a gente che aveva vissuto tanti anni da esiliati in una nazione straniera, sognando il ritorno in patria, sognando un nuovo tempio in tutti i suoi dettagli stupendi, la liberazione e restaurazione della nazione …

Però, credo che la chiave di lettura sia nelle parole del cap. 43 quando il Signore dichiara a Ezechiele: “mostra questa casa alla casa d’Israele e si vergognino delle loro iniquità.”! (10)

Tutto acquistava un senso come invito al ravvedimento ed alla prospettiva eterna con Dio!
Lo dico perché tutti i “per sempre” che leggiamo scorrendo il testo, evidentemente non si possono limitare ad una visione temporanea di quel tempo, né di una versione moderna del tempio di Gerusalemme … perché “per sempre” detto da Dio non può che riguardare l’eternità …

Perciò la mia riflessione è semplicemente stata questa: Cosa produce in me la descrizione della gloria di Dio, per quanto limitata sia la mia possibilità di comprensione?

Se in me produce davvero un senso di vergogna per il mio peccato, per la corruzione del mio cuore, se mi incoraggia nel desiderio di ammirare e vivere una vera consacrazione al Signore nella santità, cioè tenendomi lontano dal peccato per dare gloria al Signore … credo che la mia riflessione sia sulla strada giusta …

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Chiesa Evangelica Isola

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