[15/04, 11:47] Sergio D’Ascenzo: Geremia 38:19-28

“La paura, l’ansia, il temere gli uomini più che Dio … la dice lunga sulla vera condizione del nostro cuore e sulla nostra presunta fede …”

“[19] Il re Sedechia disse a Geremia: «Io temo quei Giudei che si sono arresi ai Caldei. Che io non abbia a esser dato nelle loro mani, e che essi non mi maltrattino!» [20] Ma Geremia rispose: «Tu non sarai dato nelle loro mani. Ti prego! Ascolta la voce del Signore in questo che ti dico: tutto andrà bene per te e tu vivrai. [21] Ma se rifiuti di uscire, ecco quello che il Signore mi ha fatto vedere: [22] tutte le donne rimaste nella casa del re di Giuda saranno condotte fuori ai capi del re di Babilonia; e queste donne diranno: “I tuoi amici ti hanno incitato, ti hanno vinto; i tuoi piedi sono affondati nel fango, e quelli si sono ritirati”. [23] Tutte le tue mogli con i tuoi figli saranno condotte ai Caldei; tu non scamperai dalle loro mani, ma sarai preso e dato in mano al re di Babilonia, e questa città sarà data alle fiamme». [24] Sedechia disse a Geremia: «Nessuno sappia nulla di queste parole, e tu non morirai. [25] Se i capi odono che io ho parlato con te e vengono da te a dirti: “Dichiaraci quello che tu hai detto al re, non ce lo nascondere, e non ti faremo morire; e il re che ti ha detto?”, [26] rispondi loro: “Io ho presentato al re la mia supplica, che egli non mi facesse ritornare nella casa di Gionatan a morirvi”». [27] Tutti i capi vennero da Geremia e lo interrogarono; ma egli rispose loro secondo tutte le parole che il re gli aveva comandate, e quelli lo lasciarono in pace, perché la cosa non si era divulgata. [28] Geremia rimase nel cortile della prigione fino al giorno che Gerusalemme fu presa.

Continua il dialogo, dopo che il re Sedechia aveva fatto tirare fuori Geremia dalla cisterna e dal fango e lo aveva mandato a chiamare …
In questo dialogo privato, Sedechia confessa al profeta di essere spaventato dalla possibilità che – se avesse fatto quello che Dio gli diceva – avrebbe subito la reazione, l’ira dei giudei che avevano evidentemente tradito Giuda e si erano alleati con i caldei …
Ma Geremia rassicura il re e lo incoraggia ad ascoltare la voce del Signore, perché da questo sarebbe dipesa la sua sopravvivenza e il suo benessere futuro …
Al contrario, se non avesse dato ascolto alle parole del Signore, se non si fosse sottomesso ai caldei e non avesse accettato la deportazione, tutte le donne giudee sarebbero state prese dai caldei, così come tutta la sua famiglia e tutte le sue mogli, tutta la corte … sarebbeto state assoggettata violentemente, brutalmente ai caldei …
Allora in cosa consisteva la differenza fra l’arrendersi o meno ai caldei, tra l’accettare quello che Dio aveva disposto … o rifiutarlo e ostinarsi nella resistenza contro i caldei?
La differenza sarebbe stata proprio nel modo in cui gli invasori avrebbero rispettato i meno la città, il tempio e tutto il resto … Inoltre, procedendo alla deportazione, all’esilio di una parte del popolo, se fosse avvenuto in pace, con la sottomissione, la città sarebbe stata preservata e affidata ad un reggente o un re vassallo … questo avrebbe consentito alla nazione e al popolo residuo di continuare a vivere, pur essendo conquistati …
In caso contrario, se avessero cioè rifiutato di sottomettersi – come Dio aveva stabilito ai caldei per il periodo della deportazione der i 70 anni che Dio aveva stabilito – ci sarebbe stata una totale distruzione del paese, con tutte le conseguenze negative, sia sul re e sulla sua famiglia, su tutti i capi e su tutto il popolo!
La questione di fondo era dunque se accettare il giudizio di Dio, giusto, con tutte le conseguenze, ma confidando nella Sua misericordia e aspettando il Suo perdono … o se voler fare di testa propria e continuare ostinatamente a rifiutare il Signore, a vivere nell’idolatria, causando la propria distruzione e quella della propria nazione … ma soprattutto perdere la propria vita …

Dopo l’ennesima esortazione di Geremia al re di fidarsi di Dio e sottomettersi a Lui, oltre che a Nabucodonosor, il re sembrava convincersi e si preoccupò che il profeta mantenesse il segreto sul loro colloquio privato…

Il testo ci mostra davvero un Sedechia poco autorevole, pauroso, dominato dai capi del popolo … Fino al punto che volle definire col profeta cosa rispondere ai capi qualora lo avessero interrogato, perché non scoprissero che il re aveva parlato con Geremia!

Il capitolo finisce descrivendo la condizione del profeta per il resto del tempo, fino al giorno della conquista della capitale da parte dei caldei… (28)
“Geremia rimase nel cortile della prigione fino al giorno che Gerusalemme fu presa.”!

L’atteggiamento di Sedechia mi fa pensare alla fede ipocrita, cioè a quando, pur dichiarandoci cristian, in realtà ci comportiamo come se Dio non esistesse o come se non avesse alcun vero controllo sulla nostra vita e circostanze …
La paura, l’ansia, il temere gli uomini più che Dio … la dice lunga sulla vera condizione del nostro cuore e sulla nostra presunta fede …

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