[14/04, 09:09] Sergio D’Ascenzo: Geremia 38:11-18
“Così parla il Signore, Dio degli eserciti …”
“[11] Ebed-Melec prese con sé quegli uomini, entrò nella casa del re, sotto il Tesoro; prese di là dei pezzi di stoffa logora e dei vecchi stracci e li calò a Geremia, nella cisterna, con delle funi. [12] Ebed-Melec, l’Etiope, disse a Geremia: «Mettiti ora questi pezzi di stoffa logora e questi stracci sotto le ascelle, sotto le funi». Geremia fece così. [13] Quelli tirarono su Geremia con delle funi e lo fecero salire fuori dalla cisterna. Geremia rimase nel cortile della prigione. [14] Allora il re Sedechia mandò a prendere il profeta Geremia e se lo fece condurre al terzo ingresso della casa del Signore; il re disse a Geremia: «Io ti domando una cosa; non mi nascondere nulla». [15] Geremia rispose a Sedechia: «Se te la dico, non è forse certo che mi farai morire? Se ti do qualche consiglio non mi darai ascolto». [16] Il re Sedechia giurò in segreto a Geremia, dicendo: «Com’è vero che il Signore, il quale ci ha dato questa vita, vive, io non ti farò morire e non ti darò in mano a questi uomini che cercano la tua vita». [17] Allora Geremia disse a Sedechia: «Così parla il Signore, Dio degli eserciti, Dio d’Israele: “Se tu vai ad arrenderti ai capi del re di Babilonia, avrai salva la vita; questa città non sarà data alle fiamme, e vivrai tu con la tua casa. [18] Ma se non vai ad arrenderti ai capi del re di Babilonia, questa città sarà data in mano ai Caldei che la daranno alle fiamme, e tu non scamperai dalle loro mani”».
Come abbiamo visto ieri, Dio non aveva affatto abbandonato Geremia alla sua sorte … Quando abbiamo letto che il re Sedechia, sotto la pressione dei capi giudei – i quali ritenevano Geremia un nemico del popolo, perché li esortava ad arrendersi ai Caldei, come Dio aveva ordinato – aveva lasciato il profeta nelle loro mani … magari abbiamo pensato, e così poteva sembrare, che Egli fosse ormai spacciato, abbandonato a se stesso …
In effetti, Geremia era stato buttato nella profonda cisterna del cortile della prigione ed era sprofondato nel fango, senza cibo, anche a causa della carestia …
Invece no, Dio non aveva affatto abbandonato il Suo servo … Il Signore del cielo e della Terra era intervenuto usandosi di uno straniero, un eunuco di corte, per sollecitare il re in favore di Geremia. Così il re gli aveva dato l’incarico di liberarlo … (11)
Il fatto che l’etiope si fosse procurato dei pezzi stoffa logora e stracci vecchi (perciò più morbidi) perché Geremia se ne cingesse sotto le ascelle per essere tirato su … dimostra che la sua permanenza nel fango che aveva sicuramente indebolito la sua pelle e che probabilmente era stato buttato nella cisterna seminudo, perciò senza quelle precauzioni le funi lo avrebbero gravemente lacerato … (12-13) Così Geremia tornò alla sua detenzione in semilibertà nel cortile della prigione … d’altronde, non aveva commesso alcun reato!
Presto il re lo mandò a prendere e lo incontrò privatamente nel tempio … Sedechia chiese a Geremia la massima franchezza riguardo alla parola del Signore … (14)
Più che comprensibilmente, Geremia reagì dicendo che la richiesta era assurda, perché questo significava esprimere una sorta di auto-condanna a morte, visto che quello che aveva subìto fino a quel momento dicendo la verità sulle parole rivelate da Dio! (15)
Ma il re “Sedechia giurò in segreto a Geremia, dicendo: «Com’è vero che il Signore, il quale ci ha dato questa vita, vive, io non ti farò morire e non ti darò in mano a questi uomini che cercano la tua vita»”! (16)
Sedechia giurò sul “Dio vivente che ci dà la vita” … È incredibile per un re, pur discendente di Davide, che era lontano da Dio, idolatra e perciò con il suo popolo sotto il Suo giudizio!
Ma proprio come Dio aveva usato l’etiope, eunuco di corte, così usò Sedechia per proteggere la vita di Geremia …
Così il profeta, che evidentemente riconobbe la mano di Dio anche il quella situazione, parló ancora una volta chiaramente al re: “Se tu vai ad arrenderti ai capi del re di Babilonia, avrai salva la vita; questa città non sarà data alle fiamme, e vivrai tu con la tua casa.”! (17)
Al contrario, se non lo farai: “… questa città sarà data in mano ai Caldei che la daranno alle fiamme e tu non scamperai dalle loro mani”!
Riflettevo, evitando ogni facile giudizio, che quando Dio mette davanti a noi qualcosa che non capiamo, quando ci sfida nella nostra fede, dobbiamo semplicemente fidarci e ubbidire alla Sua volontà, senza se e senza ma …
Così fu per Geremia che, nonostante tutto quello che gli era successo, avendo visto più volte la morte in faccia, ancora una volta era chiamato a ‘rischiare’, a fidarsi ciecamente di Dio anche davanti al re che già in precedenza lo aveva abbandonato nelle mani dei suoi nemici …
La sfida sta proprio nel credere nella sovranità di Dio, nel fatto che Egli certamente è al di sopra di tutti, di chiunque, Egli – nessun altro – ha la nostra vita e le nostre circostanze nelle Sue mani!