[21/03, 09:48] Sergio D’Ascenzo: Geremia 31:10-17
“Io muterò il loro lutto in gioia, li consolerò, li rallegrerò liberandoli del loro dolore …”
“[10] Voi nazioni, ascoltate la parola del Signore e proclamatela alle isole lontane; dite: “Colui che ha disperso Israele lo raccoglie, lo custodisce come fa il pastore con il suo gregge”. [11] Infatti il Signore ha riscattato Giacobbe, l’ha salvato dalla mano di uno più forte di lui. [12] Quelli verranno e canteranno di gioia sulle alture di Sion, affluiranno verso i beni del Signore: al frumento, al vino, all’olio, al frutto delle greggi e degli armenti; essi saranno come un giardino annaffiato, non continueranno più a languire. [13] Allora la vergine si rallegrerà nella danza, i giovani gioiranno insieme ai vecchi; io muterò il loro lutto in gioia, li consolerò, li rallegrerò liberandoli del loro dolore. [14] Sazierò di grasso i sacerdoti, e il mio popolo sarà saziato dei miei beni», dice il Signore. [15] Così parla il Signore: «Si è udita una voce a Rama, un lamento, un pianto amaro; Rachele piange i suoi figli; lei rifiuta di essere consolata dei suoi figli, perché non sono più». [16] Così parla il Signore: «Trattieni la tua voce dal piangere, i tuoi occhi dal versare lacrime; poiché l’opera tua sarà ricompensata», dice il Signore; «essi ritorneranno dal paese del nemico; [17] c’è speranza per il tuo avvenire», dice il Signore; «i tuoi figli ritorneranno entro le loro frontiere.”.
Continua la profezia di Geremia, ora nella parte dedicata alla consolazione, cioè quella che rassicura i timorati di Dio che il Signore avrebbe avuto misericordia di loro, che sarebbe arrivato il tempo del ritorno “a casa”! (10)
Babilonia non li avrebbe dominati per sempre, anche se era una nazione più forte di loro, Dio li avrebbe riscattati! (11)
La terra desolata di Giuda sarebbe tornata a fiorire, a produrre con abbondanza i suoi frutti, con grande gioia per il popolo … (12-13)
Ricordando che, a tutela della salute del popolo, i sacrifici prescritti dalla legge di Mosè stabilivano che i sacerdoti dovevano bruciare sull’altare il grasso degli animali sacrificati … Ebbene, quel grasso sarebbe tornato ad abbondare (14) un culto a Dio fiorente ed accompagnato di beni abbondanti provveduti per il popolo!
Poi leggiamo parole apparentemente complicate per noi: “Così parla il Signore: «Si è udita una voce a Rama, un lamento, un pianto amaro; Rachele piange i suoi figli; lei rifiuta di essere consolata dei suoi figli, perché non sono più».” (15)
Per capire, basta una piccola ricerca storica …
Quando Gerusalemme fu distrutta dai Babilonesi, i prigionieri furono riuniti a Rama prima di essere trasferiti a Babilonia (Geremia, 40:1).
Rachele – antenata delle tre tribù di Ephraim, Manasse e Beniamino – aveva talmente desiderato dei figli che si considerava morta senza di loro. Geremia scrive perciò che lei stava, figurativamente, piangendo a causa del giudizio di Dio, per quella gente uccisa o presa prigioniera, infatti quelli in Rama erano beniamiti.
Nel Nuovo Testamento Rama è citata in Matteo, 2:18, dove capiamo che la profezia di Geremia a proposito di Rachele ricevette “una seconda conferma” con la strage degli innocenti compiuta durante il regno di Erode.
Ma ora, nella profezia attraverso Geremia, era giunto il tempo della consolazione: «Trattieni la tua voce dal piangere, i tuoi occhi dal versare lacrime; poiché l’opera tua sarà ricompensata», dice il Signore; «essi ritorneranno dal paese del nemico; c’è speranza per il tuo avvenire», (16-17)
Non si smette di piangere quando si prova dolore, ma quando si riesce a guardare oltre, a vedere l’opera di Dio oltre le nostre circostanze difficili …