[01/02, 10:16] Sergio D’Ascenzo: Geremia 17:5-8
“Maledetto l’uomo che confida nell’uomo … Benedetto l’uomo che confida nel Signore …”
“[5] Così parla il Signore: «Maledetto l’uomo che confida nell’uomo e fa della carne il suo braccio, e il cui cuore si allontana dal Signore! [6] Egli è come una tamerice nel deserto: quando giunge il bene, egli non lo vede; abita in luoghi aridi, nel deserto, in terra salata, senza abitanti. [7] Benedetto l’uomo che confida nel Signore e la cui fiducia è il Signore! [8] Egli è come un albero piantato vicino all’acqua, che distende le sue radici lungo il fiume: non si accorge quando viene la calura e il suo fogliame rimane verde; nell’anno della siccità non è in affanno e non cessa di portare frutto».”.
Dio aveva appena affermato la gravità della condizione di Giuda, di tutto il popolo, di come fossero profondamente radicati nel peccato, con queste parole: “Il peccato di Giuda è scritto con uno punteruolo di ferro, con una punta di diamante; è scolpito sulla tavola del loro cuore …”.
Ora, nel brano odierno, esprime una sorta di sintesi, mettendo a confronto due posizioni, due figure opposte: colui che confida nell’uomo e colui che, invece, confida nel Signore.
Da parte di Dio, Geremia riafferma questi principi che Giuda, il popolo della Legge, avrebbe dovuto conoscere molto bene, essendo un caposaldo della Legge data a Mosè in Esodo, cioè la costante scelta posta da Dio davanti a loro potendo decidere tra la benedizione (quindi l’osservanza della Legge, a cominciare dal proprio cuore, e tutto il bene da Dio che ne derivava) o la scelta della maledizione (cioè rifiutare il patto stabilito da Dio, rifiutare la Legge, contrapporsi alla buona, giusta e santa volontà di Dio per loro), attirandosi il Suo giudizio!
Così parla il Signore: «Maledetto l’uomo che confida nell’uomo e fa della carne il suo braccio, e il cui cuore si allontana dal Signore! Egli è come una tamerice nel deserto: quando giunge il bene, egli non lo vede; abita in luoghi aridi, nel deserto, in terra salata, senza abitanti. (5-6)
Ho scoperto che la tamerice è una pianta che vive, o meglio sopravvive, nel deserto … Ha un sistema molto complesso per resistere al pochissimo che ha, assorbendo acqua salata nella sabbia e filtrando il sale attraverso le foglie…
Nel deserto questi alberi, che possono misurare fino a 30 metri di altezza, sono progressivamente sommersi dalla sabbia, fino al punto di scomparire del tutto.
Credo sia perciò un’immagine forte e chiara … Voler fare a meno di Dio, significa ridursi a sopravvivere in qualche modo in una vita miserabile … Stando lontano da Dio si perde il senso della realtà dalla Sua prospettiva … Tutto si concentra su se stessi, nel proprio egoismo e si sprofonda progressivamente nella malvagità, fino alla morte … Non si è in grado di riconoscere il bene, si sospetta di tutto e tutti, si ignora l’opera e la benedizione di Dio!
Al contrario: “Benedetto l’uomo che confida nel Signore e la cui fiducia è il Signore! Egli è come un albero piantato vicino all’acqua, che distende le sue radici lungo il fiume: non si accorge quando viene la calura e il suo fogliame rimane verde; nell’anno della siccità non è in affanno e non cessa di portare frutto”!
Direi che Geremia conosceva molto bene il Salmo 1 di Davide e lo ha usato qui per ribadire questa grande verità!
Il confidare nel Signore, fidarsi ciecamente di Lui, è la vita per la nostra anima! Significa godere la Sua benedizione, la Sua guida, la Sua protezione … Significa annullare ogni ragione per sviluppare e subire l’ansia, attingendo forza e stabilità nelle Sue promesse sicure la gioia, quindi la tranquillità “nel Signore” in ogni circostanza! Significa dissetare la nostra anima nelle acque fresche della Sua Parola e godere il benefico dominio di Dio in ogni dettaglio della nostra vita!
Confidare davvero in Dio, senza riserve, significa non temere alcuna circostanza, neppure la più temibile, perché Egli cammina con noi, anzi ci precede … significa portare frutto per la Sua gloria, nonostante la nostra miseria!
Grazie, Signore!